Israele, occupazioni illegali e abusi sui civili: la diaspora palestinese resta ignorata

Immagine tratta da Diciamo “no” all’annessione dei territori Palestinesi occupati (arcipiemonte.it)

La Corte internazionale di giustizia, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno dichiarato Israele come “potenza occupante”.

Richard Falk, rappresentante delle Nazioni Unite, ha definito l’occupazione di Israele “un affronto al diritto internazionale.”

Con territori occupati da Israele ci si riferisce all’occupazione militare compiuta durante la Guerra dei sei giorni del 1967 e alcune volte anche all’area del Libano del Sud, dove l’esercito israeliano era particolarmente presente per sostenere le milizie libanesi locali durante la guerra civile e dopo di essa. I territori includono le siriane Alture del Golan, l’egiziana Penisola del Sinai, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania annessa dalla Giordania. Il primo uso del termine “territori occupati” fu del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella sua Risoluzione 242 dopo la guerra dei sei giorni. Tale risoluzione chiedeva “l’istituzione di una pace giusta e duratura in Medio Oriente” da raggiungere con “l’applicazione di entrambi i seguenti principi”: “Ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel recente conflitto”, “La fine di tutte le rivendicazioni o stati di belligeranza” e il “rispetto per il diritto di ogni stato dell’area di vivere in pace entro confini sicuri e riconosciuti”. Tamquam non esset.

Dal 1967 al 1981, le quattro aree vennero governate dal Governatorato militare d’Israele, e vennero indicate dalle Nazioni Unite come “territori arabi occupati”. Il Governatorato militare d’Israele venne abolito nel 1981, dopo il Trattato di pace israelo-egiziano del 1979.

In seguito al trattato, Israele restituì la penisola del Sinai all’Egitto, mentre le Alture del Golan vennero incorporate nel Distretto settentrionale di Israele dalla Legge sulle Alture del Golan, e la Cisgiordania continuò ad essere amministrata tramite l’Amministrazione civile israeliana; le Nazioni Unite continuarono a definirli “territori arabi occupati”.  Dal 1999 all’inizio del 2013, il termine “territori palestinesi occupati” è stato utilizzato per riferirsi ai territori controllati dall’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

Ciò costituisce una grave violazione delle Convenzioni di Ginevra e gli insediamenti costituiscono crimini di guerra.

Nel 2000, il governo israeliano iniziò a costruire delle barriere all’interno della Cisgiordania, separando Israele e molti dei suoi insediamenti, nonché un numero significativo di palestinesi, dal resto della Cisgiordania: a tale proposito, nel 2004, la Corte Internazionale di Giustizia emise un parere consultivo affermando che la barriera violava il diritto internazionale.

 La barriera ha molti effetti negativi sui palestinesi, tra cui libertà ridotte, chiusura di strade, perdita di terra, maggiore difficoltà nell’accesso ai servizi medici ed educativi in Israele, accesso limitato alle risorse idriche ed altri effetti economici. Per quanto riguarda la violazione della libertà dei palestinesi, in un rapporto del 2005, le Nazioni Unite hanno dichiarato che:” è difficile esagerare l’impatto umanitario della barriera. Il percorso all’interno della Cisgiordania mette in pericolo le comunità, l’accesso delle persone ai servizi, mezzi di sussistenza e servizi religiosi e culturali. Inoltre, i piani per l’esatto percorso della Barriera e i punti di attraversamento spesso non vengono rivelati completamente fino a pochi giorni prima dell’inizio della costruzione. Ciò ha portato ad un considerevole stato di ansia tra i palestinesi sul futuro delle loro vite”.

Gerusalemme ha creato ulteriori problemi in relazione alla questione se sia o meno territorio occupato. Il piano di partizione delle Nazioni Unite del 1947 aveva previsto che tutta Gerusalemme sarebbe stata una città internazionale per almeno dieci anni, dopo di che ai residenti sarebbe stato permesso di votare un referendum e il problema avrebbe potuto essere riesaminato dal Consiglio di amministrazione fiduciaria. Tuttavia, dopo la guerra arabo-israeliana del 1948, la Giordania conquistò Gerusalemme est e la città vecchia, dopodiché Israele conquistò Gerusalemme Est, sottraendola alla Giordania, nel 1967 in seguito alla guerra dei sei giorni. Nel 1980, la Knesset approvò la “Legge su Gerusalemme”, che fu dichiarata Legge principale, la quale dichiarava Gerusalemme come la “completa e unita” capitale di Israele. Tuttavia, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 478 dichiarava “nulla” la decisione e che “doveva essere immediatamente annullata”. La comunità internazionale non riconosce la sovranità israeliana su Gerusalemme Est e la considera territorio occupato.

Nel 1995 il Congresso degli Stati Uniti d’America  approvò il “Jerusalem Embassy Act” affermando che “Gerusalemme dovrebbe essere riconosciuta come la capitale dello Stato di Israele e che l’Ambasciata degli Stati Uniti in Israele dovrebbe essere trasferita a Gerusalemme entro il 31 maggio del 1999.” Come risultato del Jerusalem Embassy Act i documenti e i siti web ufficiali degli Stati Uniti si riferiscono a Gerusalemme come capitale d’Israele. Fino a maggio 2018, la legge non era mai stata implementata, perché i successivi presidenti degli Stati Uniti Clinton, Bush e Obama esercitarono la rinuncia presidenziale sulla legge, citando interessi di sicurezza nazionale. Il 14 maggio 2018, gli Stati Uniti hanno aperto la propria Ambasciata a Gerusalemme.

Negli ultimi decenni, il governo di Israele ha discusso davanti alla Corte Suprema che la sua autorità nei territori si basa sul diritto internazionale di “occupazione belligerante“, in particolare sulle Convenzioni dell’Aia e sulla IV Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili al tempo della guerra del 1949.

Nella sua sentenza del giugno 2005, che confermava la costituzionalità del disimpegno di Gaza, la Corte ha stabilito che “la Giudea e la Samaria [Cisgiordania] e l’area di Gaza sono terre conquistate durante la guerra e non fanno parte di Israele“.

Secondo la visione della maggior parte dei componenti del Sionismo religioso e di certe correnti dell’Ebraismo ortodosso, invece, non ci sono dubbi: non possono essere, “territori occupati” perché tutta la Terra di Israele (Eretz Yisrael) appartiene agli ebrei, come scritto in vari passaggi della Bibbia ebraica.

Il termine ufficiale usato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per descrivere i territori occupati da Israele è “I territori arabi occupati sin dal 1967, comprendendo Gerusalemme”, usato ad esempio nelle Risoluzioni 446 del 1979, 465 del 1980 e 484. Anche una conferenza tra le parti alla Quarta Convenzione di Ginevra, e il Comitato internazionale della Croce Rossa, hanno affermato che questi territori sono occupati e che ad essi si applicano le clausole della Quarta Convenzione di Ginevra relative ai territori occupati. L’annessione, da parte di Israele, di Gerusalemme Est del 1980 e delle Alture del Golan del 1981 non è stata riconosciuta da alcun paese.

Il capo della delegazione della Croce Rossa Internazionale in Israele e nei Territori occupati ha affermato che la realizzazione di insediamenti israeliani nei territori occupati costituisce una grave violazione delle Convenzioni di Ginevra configurandosi come crimini di guerra.

Nel 2000, i redattori dell’Accademia di diritto internazionale umanitario e dell’Annuario dei diritti umani della Palestina (1998-1999) hanno affermato che il “trasferimento, direttamente o indirettamente, da parte della potenza occupante, di parti della propria popolazione civile nel territorio occupato, o la deportazione o il trasferimento di tutta o parte della popolazione del territorio occupato all’interno o all’esterno di questo territorio”, equivale a un crimine di guerra. Ritennero pertanto che ciò fosse ovviamente applicabile alle attività di insediamento israeliano nei territori arabi occupati.

Il 31 gennaio 2012 la “Missione internazionale di accertamento dei fatti sugli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati” delle Nazioni Unite ha stilato un rapporto in cui si afferma che l’insediamento israeliano ha provocato una moltitudine di violazioni dei diritti umani palestinesi e che se Israele non sospenderà ogni attività immediatamente, iniziando a ritirare tutti i coloni dalla Cisgiordania, potrebbe potenzialmente essere sottoposta al giudizio della Corte penale Internazionale. Ha affermato inoltre che Israele ha violato l’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra che vieta il trasferimento di civili della nazione occupante nel territorio occupato. Ha affermato inoltre che gli insediamenti stanno “portando ad un’annessione strisciante che impedisce la creazione di uno stato palestinese contiguo e vitale e mina il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione”. Dopo l’ammissione della Palestina alle Nazioni Unite, come uno stato non membro nel settembre 2012, potenzialmente la sua richiesta potrebbe essere sottoposta al Tribunale internazionale.

In conclusione, mentre l’Autorità Nazionale Palestinese, l’Unione europea, la Corte Internazionale di Giustizia, l’Assemblea delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite considerano Gerusalemme Est come parte della Cisgiordania occupata da Israele, lo stato ebraico considera l’intera Gerusalemme come sua capitale e suo territorio sovrano.

Un’ulteriore strategia adottata dallo Stato Sionista per mantenere la propria facciata implica l’attacco nei confronti dei giornalisti, testimoni degli abusi che si svolgono in loco nonché potenziali divulgatori degli stessi.

‎Ad aprile, una denuncia formale è stata presentata alla Corte penale internazionale (CPI), sostenendo che il “targeting sistematico” di‎ Israele nei confronti dei giornalisti‎ palestinesi e la sua incapacità di indagare sulle loro uccisioni equivalevano a crimini di guerra.‎

‎Le autorità israeliane hanno condotto una repressione senza precedenti contro i giornalisti locali che tentano di coprire gli sviluppi violenti sul terreno dallo scoppio delle proteste palestinesi a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e in tutto Israele nel maggio 2021. ‎

‎L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha stilato una ‎‎lista di dozzine di giornalisti‎‎ uccisi dal 1972, con un aumento significativo dall’inizio della Seconda Intifada nel 2000.‎

‎Il Sindacato dei giornalisti palestinesi nel 2020 ‎‎ha affermato‎‎ che le forze israeliane avevano ucciso più di 46 giornalisti palestinesi dalla Seconda Intifada nel 2000.‎

Shireen Abu Aqleh, uccisa da proiettili sparatili in volto dai cecchini israeliani Mercoledì 11 Maggio 2022 mentre realizzava un servizio nella città di Jenin nella West Bank, è l’ultima di una lunga serie di coraggiosi giornalisti falciati impietosamente dalle forze israeliane.

Fonti:

Carter Says Error Led U.S. to Vote Against Israelis

The situation in the occupied Arab territories

Legal Consequences of the Construction of a Wall in the Occupied Palestinian Territory

Israeli settlements in the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem, and the occupied Syrian Golan

The Jerusalem Question and Its Resolution: Selected Documents

Controversial UN expert: If talks fail, Hague should opine on Israel

Israel/Occupied Palestinian Territories: The conflict in Gaza: A briefing on applicable law, investigations and accountability

“Human Rights Council Special Session on the Occupied Palestinian Territories”

Israel: ‘Disengagement’ Will Not End Gaza Occupation

Occupation and international humanitarian law: questions and answers

Rome Statute Of The International Criminal Court Article 8

Articles 85, 88, and 89 of Protocol Additional to the Geneva Conventions of 12 August 1949, and relating to the Protection of Victims of International Armed Conflicts (Protocol I)

U.N. court rules West Bank barrier illegal, su CNN

 West Bank Barrier Decreases Access to Schools and Health Services

 The right to conquest: the acquisition of territory by force in international law and practice

US embassy opens in Jerusalem

Property Destruction. Legality

The Geneva Convention

Conference of High Contracting Parties to the Fourth Geneva Convention: Declaration

Risoluzione 446 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (1979)

Risoluzione 452 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (1979)

Risoluzione 497 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

“Annexe 2—Conference of High Contracting Parties to the Fourth Geneva Convention: statement by the International Committee of the Red Cross”

Article 42 of the Regulations annexed to the Hague IV Convention

Shireen Abu Akleh killing: Israel’s record of killing Palestinian journalists | Middle East Eye